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Pavia, informazioni turistiche
 
 
 
 
 
 



“Paesaggi. Visioni e interpretazioni della natura nell’arte italiana dell’Ottocento”, si propone di offrire un affascinante excursus nella pittura dei paesaggi e di illustrare l’evoluzione dei concetti e degli stili che si sono susseguiti nel corso dell’Ottocento fornendo nuove visioni e spunti interpretativi attraverso un’imponente esposizione di dipinti provenienti dalle più importanti collezioni museali italiane.

Il tema del paesaggio ha avuto fortune alterne: prima considerato genere minore, poi elemento indispensabile per la narrazione di gesta e passioni, ed ancora genere autonomo e sperimentale, diviene oggi un affascinante mezzo di interpretazione dalla poetica degli stati d’animo.

Il percorso espositivo si sviluppa in una serie di sezioni tematiche che accompagnano idealmente il visitatore attraverso i paesaggi e i sentimenti dell’Ottocento: “sguardi”, “paesaggi del mito e della letteratura”, “stati d’animo”, “impressioni”, “le opere e i giorni”, “le città nel paesaggi - il paesaggio nelle città”.

Un centinaio di opere emblematiche dei principali artisti del tempo - da Morbelli, Zandomeneghi, Signorini, Fattori, Palizzi, Caffi, d’Azeglio, Fontanesi, Bertelli, Cammarano a Ciardi, Nomellini, Pellizza da Volpedo, Gigante, Inganni, Segantini, e tanti altri – raccontano quel processo di “emancipazione” che ha portato la pittura di paesaggio da genere minore in età neoclassica a strumento espressivo dalla forte valenza spirituale al pari della musica e della poesia.

IL PERCORSO

Nella cultura figurativa dell’Ottocento il paesaggio ha fortune alterne: considerato genere minore in età neoclassica - quando le teorie del bello ideale davano la prevalenza a concetti solenni e a forme astratte – è rivalutato durante il Romanticismo come scenario idoneo a racchiudere passioni letterarie e coinvolgenti. Al silenzio della natura che accompagnava le grandi scene tratte dalla mitologia, dove appunto prevaleva il gesto esemplare dell’eroe o l’evento ricostruito sui modelli antichi, si avvicendano infatti, a partire dal secondo decennio del secolo, le storie del Medioevo e del Rinascimento che per la varietà dei casi e il più ampio respiro narrativo consentono agli artisti divagazioni sul paesaggio, questa volta inteso come indispensabile componente per l’interpretazione dei fatti e delle passioni rappresentate.
Immagine prediletta dalla sensibilità biedermeier ma anche traslato dei pensieri che i gli artisti del Purismo approfondivano intorno al concetto di bello relativo, il paesaggio diviene, alla metà del secolo, oggetto di interesse per gli assertori del principio di verità ottenendo l’investitura, in arte, di genere autonomo e sperimentale. Non più dunque funzionale scenario di miti o di temi storici e letterari, ma grande pagina di osservazione della realtà ormai liberata da ogni fine morale o didascalico per diventare esercitazione oggettiva sulla traduzione in pittura del vero e di tutte le sue implicazioni, spesso in antagonismo con la nascente industria fotografica.
Dagli anni Sessanta, le correnti del verismo inscenano sullo sfondo della natura episodi di vita quotidiana, brani di polemica sociale, eventi e personaggi che antepongono all’idillio i forti contrasti che l’arte figurativa condivide in special modo con il romanzo naturalista contemporaneo. Accanto alla vita dei campi, spogliata dell’idillio tanto caro alla committenza borghese, si affacciano nei dipinti le periferie con il loro degrado e tutti gli aspetti della ‘commedia umana’ che venivano sempre più alla ribalta insieme alle disillusioni seguite agli entusiasmi postunitari.
Sullo scorcio del secolo, l’impulso del Simbolismo europeo coinvolge anche l’idea di paesaggio che viene allora interpretato filtrandone la visione attraverso la poetica degli stati d’animo: inquietudini, estasi, meditazioni, diventano parte integrante dell’immagine dipinta, dove la natura appare tramite di immaginazioni ardite e venate di pessimismo estetico che sottolineano appunto la crisi di un’epoca e che preludono alla reazione delle avanguardie.

LE SEZIONI

La mostra si articola in sei sezioni tematiche che attraversano, nel loro svolgimento, l’intero arco del secolo:

  1. Sguardi. La finestra, come ritaglio oggettivo della natura osservata, avvia una selezione di figure, moderne e anche storiche, che guardano il paesaggio – la campagna, il mare, i monti – già esprimendo punti di vista e sentimenti che anticipano le seguenti sezioni.
  2. Mito e letteratura. Fra questi due temi, che interessarono il dibattito fra classici e romantici, si è operata una scelta di quadri dove il rapporto fra figure e paesaggio illustra l’evoluzione di sensibilità prima convinte della preminenza dell’idea quindi sedotte dallo stormire della natura intorno a vicende pittoresche e coinvolgenti.
  3. Stati d’animo. In una sequenza che collega fra loro le diverse stagioni ottocentesche, i dipinti di questa sezione presentano paesaggi immaginosi e di forte coinvolgimento sentimentale, là dove in special modo l’introduzione di un solitario protagonista vuol richiamare la complicità emotiva dello stesso spettatore.
  4. Impressioni. Dipinti e acquerelli di piccolo formato sono raccolti in questa sezione per documentare la cattura diretta, da parte dell’artista, di brani di natura colti in particolari situazione metereologiche o attraverso scorci inediti; destinati, quindi, ad un ulteriore laboratorio di pensieri lontano dalle occasioni ufficiali.
  5. Le opere e i giorni. All’opposto della cultura che aveva alimentato l’immaginazione mitica e letteraria del Neoclassicismo e del Romanticismo, le istanze sociali affermatesi nelle arti figurative sin dagli anni Quaranta includono il paesaggio nella rappresentazione della quotidiana fatica sia con spunti di evidente polemica, sia con la malinconica constatazione dell’inesorabile trascorrere della stagioni sullo sfondo di drammi sempre eguali ed irreparabili. Quadri di grande formato documentano in questa sezione altri miti e altri affondi letterari.
  6. La città nel paesaggio, il paesaggio nella città. L’intersezione di natura e insediamenti urbani è l’ultimo tema della mostra, che riunisce panorami di città, vedute ove dialogano ancora armoniosamente città e campagna, gioiosi scorci di vita urbana fra tradizioni e modernità, accenni, infine, di paesaggio industriale che, sovrammettendosi alla memoria salvaguardata dai centri storici, segnalano la crisi di un secolo e i suoi problematici sviluppi.
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